Una cagnolina non vola mica
Eimì, che in greco antico significa “io sono”, è una cagnolina sfortunata. Non sa ancora di avere quel nome, che le darà la giovane Federica, non sa cosa l’aspetta, non sa ancora neppure di essere una cagnolina… Non sa nulla, in effetti, ed è in balìa del mondo.
La incontriamo nella pancia della mamma, dalla quale, appena nata viene strappata; chiusa in un sacchetto di plastica con i fratellini cuccioli e buttata in una discarica, in una notte di temporale furioso.
Inizia così la parabola di Eimì, destinata a un lungo viaggio fino alla casa di Marco, Federica e Sara. Le disavventure vissute e le mancate cure materne le lasceranno mille paure, grandi titubanze e la voglia, a tratti insopprimibile, di volare. Di librarsi nel cielo, per sfuggire ai pericoli, nell’imitazione di cornacchie e gabbiani.
Marco però le ripete che “una cagnolina non vola mica!” Così Eimì imparerà a sue spese, e grazie all’arrivo a tradimento di Potter, altro trovatello, quale sia il potere della fantasia che salva. Una storia tenerissima di rivincita e accettazione di sé, di apprendistato all’affettività, di educazione all’accoglienza e alla diversità, che è sempre un dono.