La verità storica delle origini mediorientali di Roma emerge con evidenza indiscutibile da molteplici dati documentarî che si legittimano vicendevolmente in direzione univoca: fra questi merita particolare attenzione il celeberrimo ratto delle Sabine, la cui contestualizzazione storica è sempre stata per tutti gli studiosi un rompicapo più o meno spassoso, mentre nel presente studio non ha bisogno di spiegazioni perché si spiega da sé, stante il fatto che i rapitori romani erano profughi, tutti di sesso maschile perché soldati, sopravvissuti alla disfatta del loro esercito sconfitto dal re degli Assiri e necessitati a non far più ritorno in patria per non rendersi riconoscibili come prigionieri/ schiavi del medesimo. Dal capitolo dedicato ai rapporti che intercorrono fra linguistica e scienza – con la punta di diamante costituita dalla seducente (e inquietante) identificazione socratica di tutte le scienze con il logos che le rende comunicabili – si evince con chiarezza che il metodo adottato nella presente silloge di ricerche – pur estranee all’area delle cosiddette scienze esatte – è esemplato su quello di Einstein, secondo il quale la scienza utilizza la conoscenza (knowledge) come materia inerte, mentre affida le proprie potenzialità creative all’immaginazione (imagination), che non è mai invenzione di fandonie e comunque fa tutt’uno con la tradizionale ipotesi scientifica correttamente intesa. Si richiama la cortese attenzione del lettore, oltre che sul capitolo puškiniano – ricco di geniali aperture critiche – a firma di Stefano Di Virgilio, sui brevi studi della terza sezione, dedicati a quattro toponimi del nostro Abruzzo e facili da interpretare anche come spie della inadeguatezza ermeneutica di certa erudizione locale, animata da sincera passione ma povera di autentica imagination. Fra gli altri interventi brevi, che condividono il rigore metodologico con le restanti trattazioni estese, merita un’attenzione particolare lo studio etimologico della parola casa, che sviluppa a titolo paradigmatico un flash conclusivo del 1°capitolo e getta luce apodittica sulla facies aramaica di Roma/Rum rinviando inoppugnabilmente – con evidenza lapalissiana – alla parola aramaico-palestinese kasâ ed obbligando a gettare alle ortiche tutte le etimologie escogitate in merito dai massimi esperti del settore. Non va tralasciata, infine, la luce un po’ spietata che nel capitolo su Brecht la traduzione hoelderliniana dell’Antigone sofoclea getta sulla scarsa conoscenza della lingua greca da parte di Goethe e Schiller.
Le origini samaritane di Roma e altri studi
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Autori
Raffaele Di Virgilio
Raffaele Di Virgilio, padre del versatile coautore Stefano, si è laureato nell’Università “La Sapienza” di Roma con una tesi sul digamma miceneo ed è stato assegnatario di borse di studio per ricerche nella medesima Università e nella “G. d’Annunzio” (in quest’ultima ha anche insegnato letteratura greca). Esperto di linguistica, critica letteraria, storia antica ed etruscologia, ha al suo attivo studi pubblicati in prestigiose sedi editoriali, fra cui l’Accademia Nazionale dei Lincei, L’Istituto Nazionale del Dramma Antico, l’Istituto dell’Atlante Linguistico Italiano (Università di Torino) e le collane “Bibliotheca Athena” (Edizioni dell’Ateneo – Roma) ed “Oscar Mondadori” (Milano). Ha collaborato con la “Rivista di Filologia e di Istruzione Classica”, il “Giornale Italiano di Filologia”, “Paideia”, i “Quaderni di Storia”, “Kleos”, “Trimestre” e i “Quaderni della Sezione di Glottologia e Linguistica” dell’Università “G. d’Annunzio”.
Stefano Di Virgilio
Stefano Di Virgilio, nato a Pescara il 10/02/68, si è occupato di studi di linguistica generale prestando particolare attenzione alla linguistica slava. Si è interessato di musica riuscendo ad ottenere notevoli risultati come pianista.
Maggiori informazioni
Codice ISBN: 978-88-85561-13-7
Pagine: 178